Negli ultimi giorni si sono susseguite numerose notizie riguardo l'andamento dell'inflazione americana e le conseguenti scelte della FED, la banca centrale statunitense, riguardo i tassi di interesse.
Che l'inflazione sia ancora troppo alta e quindi non sia opportuno più di un taglio dei tassi quest'anno? Questo sembrava l'orientamento dopo la riunione della Federal Reserve del 1° maggio (Il Sole 24 Ore).
Solo due giorni dopo però ecco l'inaspetatta notizia: il mercato del lavoro americano rallenta più del previsto, si accende una nuova speranza di rallentamento economico e quindi dell'inflazione con conseguente taglio dei tassi (Il Sole 24 Ore).
Tutte queste informazioni hanno un impatto importante sui prezzi delle obbligazioni. Al crescere dei tassi di lungo termine i prezzi delle obbligazioni scendono, viceversa salgono, in maniera, almeno in prima approssimazione, direttamente proporzionale alla duration.
Cosa trarre da questo continuo su e giù dei tassi? Il market timing, ovverosia la capacità di anticipare i mercati e scegliere il miglior punto d'ingresso, anche nel mercato obbligazionario è estremamente difficile.
Costruire un portafoglio obbligazionario deve dunque essere in primo luogo un modo per proteggere il proprio patrimonio al di là di eventuali movimenti speculativi, sì con qualche scelta tattica, ma con un approccio che sia per lo più strategico, legato ai propri obiettivi personali, di crescita e protezione del patrimonio, connesso dunque al concetto di rendimento atteso (potenzialmente certo nel caso delle obbligazioni) del proprio portafoglio.
Cerchiamo ora di capire più nel dettaglio che ruolo può avere nello specifico le obbligazioni in dollari in portafoglio.
Il ruolo delle obbligazioni in dollari in portafoglio
Per l'investitore europeo investire in obbligazioni in dollari potrebbe apparire in prima battuta non la scelta più naturale.
L'investitore informato potrebbe pensare che, oggigiorno, quest'ultime rendono di più a parità di scadenza rispetto alle omologhe europee, anche di simile rischio (confrontiamo la Germania con gli Stati Uniti, ad esempio, nel grafico seguente).
In verde la curva dei tassi (rendimento a parità di scadenza) degli Stati Uniti, in blu quelli della Germania
Questo è vero poiché la Federal Reserve sta attuando una politica dei tassi più aggressiva dell'omologa Banca Centrale Europea, ma acquistare strumenti in valute diverse dalla propria introduce una variabile ulteriore: il rischio di cambio.
È dunque vero che esiste un differenziale di rendimento tra obbligazioni in due valute diverse ma è anche vero che il rendimento ottenuto nella propria valuta sarà di molto influenzato, specie per le scadenze più brevi, dall'oscillazione del tasso di cambio tra le due valute, che tenderà a compensare i movimenti del differenziale dei tassi. Nel breve periodo tali movimenti possono anche azzerare del tutto il differenziale di rendimento e potenzialmente generare un ritorno negativo sull'investimento.
Fondamentale è evidenziare un principio dei mercati finanziari obbligazionari: esiste un tasso di cambio “finale” che rende indifferente la scelta tra titoli in EUR e titoli in USD di parti scadenza. In parole povere sulla valuta che rende più, a parità di rischio di credito dell'emittente, non “perdo” realmente a meno che la valuta che compro scenda DI PIÙ di questo tasso di cambio finale, che è matematicamente più BASSO del cambio iniziale.
Quindi, l’investimento in titoli obbligazionari in USD paradossalmente può essere ex post conveniente anche se PERDO sul cambio, basta che perda MENO in percentuale di quanto interesse in più ho acquistato con il titolo in USD.
Alla luce di ciò che ruolo dunque per le obbligazioni in dollari?
Il ruolo può essere duplice: da un lato "speculare" sul possibile movimento dei tassi di cambio, sfruttando un tasso di interesse potenzialmente più alto nella valuta americana; d'altro canto, in una visione più strategica, inserire obbligazioni in dollari, soprattutto a breve termine, può rendere il portafoglio più resiliente in alcuni scenari macroeconomici come quello avuto nel 2022, durante fenomeni come il cosiddetto "fly to quality", rappresentando la valuta americana ancora un importante bene rifugio in determinati contesti.
Giungiamo dunque alla conclusione che il ruolo di queste obbligazioni, per l'investitore europeo standard, è secondario rispetto ad altri asset più centrali.
Dopo tutte queste considerazioni sarà sicuramente sorta nel lettore una domanda: come investire in obbligazioni USA per l'investitore italiano con un deposito titoli in una banca o un intermediario del Bel Paese?
Come investire in obbligazioni americane in dollari?
Una volta deciso di inserire questa asset class in portafoglio può comunque non essere semplice, per l'investitore italiano, trovare lo strumento finanziario più adatto da acquistare.
Esistono diverse opzioni:
Titoli diretti;
ETF;
Fondi comuni di investimento.
L'ultima opzione è sicuramente quella che più comunemente viene proposta dalle banche e dalle reti di consulenti finanziari. Come tutti i fondi comuni retail questi strumenti nascondono costi più o meno corposi, tra commissioni di gestione (1,2% in media), di ingresso, uscita, performance e chi più ne ha più ne metta.
Non a caso, secondo svariati relazioni tra cui un famoso report di Mediobanca, molti fondi comuni sono stati battuti anche da un semplice BOT a 12 mesi.
Appare dunque chiaro come investire in fondi comuni su un emittente estremamente liquido ed efficiente come il Tesoro americano non è certo una buona idea, a causa dei costi importanti di questi strumenti che erodono una parte considerevole del rendimento.
Quali altre opzioni rimangono?
Investire in ETF, fondi passivi scambiati in Borsa e facilmente acquistabili da ogni investitore italiano può essere un'idea migliore, essi possono essere selezionati per scadenza media e tenuti in portafoglio con costi di gestione molto molto bassi (inferiori allo 0,2%); questa tipologia di ETF è quotata in genere su numerose piazze di scambio europee tra le quali quella italiane e sono facilmente accessibili con tutti gli intermediari.
Sicuramente per l'investitore con portafogli contenuti, che magari si vuole esporre al dollaro solo con una percentuale più ridotta del proprio patrimonio questi strumenti possono essere ottimi.
Essi hanno anche dei contro, non potendo determinare a priori con certezza il rendimento, al lordo dei movimenti sul cambio, delle obbligazioni sottese, che vengono continuamente rinnovate per mantenere costante la duration del portafoglio. E, soprattutto, non si ha garanzia del rimborso del capitale, almeno non ad una data certa, essendo le stesse obbligazioni continuamente rinnovate e non arrivando dunque mai a scadenza.
In parole povere: un titolo obbligazionario in USD a tre anni non è paragonabile ad un fondo o ETF obbligazionario USA che riporti a prospetto una durata di tre anni, perché l’obbligazione fra due anni sarà l’equivalente di un BOT in USD, mentre il fondo o ETF…. Sarà sempre un investimento a tre anni. Ed avrò pagato due anni di commissioni di gestione invece che la commissione di negoziazione una volta sola.
Esiste dunque anche un'altra strada, potenzialmente più efficiente: investire in titoli diretti, acquistando le obbligazioni americane quotate direttamente su Borsa Italiana (in particolar modo ce ne sono diverse quotate nel segmento EuroTLX Bond-X) o su altre borse europee accessibili tramite il proprio intermediario italiano.
Un esempio di una gamma di titoli USA quotati su EuroTLX Bond-X
Questa soluzione è probabilmente la più efficiente per un investitore che vuole mantenere una visione trasparente sul rendimento atteso del portafoglio d'investimento e sulle date di scadenza delle obbligazioni ivi presenti.
All'interno di Tokos aiutiamo proprio questa tipologia di investitori attraverso un'esposizione a differenti asset class, a seconda del profilo di rischio e degli obiettivi peculiari di ogni persona, utilizzando in via preferenziale titoli diretti e non strumenti "a pacchetto" quali ETF e fondi.
Lo facciamo in totale assenza di conflitti di interesse, fornendo consulenza indipendente e rendendo disponibili intermediari con cui abbiamo una convenzione che ci permette di vedere in trasparenza il portafoglio del cliente e di cui conosciamo le peculiarità su cosa rendano possibile negoziare ai nostri clienti: non suggeriamo dunque prodotti finanziari ma costruiamo portafogli personalizzati sulle esigenze del cliente.
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