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Assicurazioni sulla vita come strumento di investimento: possono avere un ruolo in portafoglio?

Un'assicurazione sulla vita è un contratto tra un individuo (l'assicurato) e una compagnia assicurativa. In cambio del pagamento di premi regolari, la compagnia si impegna a erogare una somma di denaro (capitale assicurato) ai beneficiari designati in caso di morte dell'assicurato, o all'assicurato stesso in caso di sopravvivenza alla scadenza del contratto, a seconda del tipo di polizza sottoscritta.


Le assicurazioni sulla vita non sono solo uno strumento di protezione per i propri cari, ma possono anche fungere da veicolo di investimento. È proprio questa seconda natura che viene spesso commercializzata da numerose reti assicurative e bancarie, al punto da commercializzare polizze che perdono quasi ogni natura assicurativa per trasformarsi in un prodotto quasi di puro investimento.


Anche dal legislatore comunitario sono state individuati questi particolari prodotti di natura prevalentemente finanziaria, i cosiddetti prodotti di investimento assicurativo (c.d. IBIP, dall’inglese Insurance Based Investment Product).


Tipologie e funzionamento

Le assicurazioni con una forte componente finanziaria, sulle quali ci concentreremo in questo articolo, sono quelle di Ramo I (Assicurazioni sulla durata della vita umana) anche note come Gestioni Separate e quelle di Ramo III (Assicurazioni sulla vita connesse con fondi di investimento o indici), anche note come polizze index-linked (molto rare) o unit-linked (connesse a fondi di investimento). Esistono anche polizze miste che uniscono una componente di Ramo I (capitale e minimo rendimento garantito a scadenza) a una di Ramo III (capitale completamente indicizzato all’andamento del sottostante strumento finanziario, con spesso un premio in caso di morte dell’assicurato).


Il funzionamento di base prevede il versamento di premi che, oltre a garantire una copertura in caso di decesso (a volte minima), vengono investiti per generare potenziali rendimenti.


Aspetti legali e fiscali

Le assicurazioni vita godono di un trattamento fiscale privilegiato in molti paesi. In Italia in particolar modo possiamo evidenziare alcuni vantaggi tra i quali:


  • Esenzione dall’imposta di successione (le assicurazioni sono fuori dall’asse ereditario, salvo violazioni della legittima) – se pur i premi possano in alcuni casi essere considerati parte della base imponibile;

  • Impignorabilità e insequestrabilità (anche se gli ultimi orientamenti giurisprudenziali limitano questo caso alle sole polizze con componente prevalentemente di risparmio e previdenziale, escludendo almeno tutto il ramo III e le polizze miste);

  • Esenzione dall’imposta di bollo per il ramo I (e pagamento differito per il ramo III).


Il punto dolente: i costi

Arriviamo alla principale criticità di questo strumento: i costi. Questi strumenti sono senz’altro tra i più costosi presenti nel panorama italiano: prevedono spesso costi di sottoscrizione (fino al 5%), commissioni di gestione (spesso nell’ordine del 3%), a volte costi di performance, costi per il recesso anticipato.


È immediato comprendere come una sovrastruttura di costo come questa causi un crollo della performance rispetto ad altre tipologie di investimento, rasentando al massimo il recupero dell’inflazione.


Quando inserire una polizza in portafoglio?

La polizza da investimento in genere non è un buon prodotto da inserire in portafoglio, salvo alcune specifiche situazioni personali, legate perlopiù a tematiche di ordine successorio. In tal caso una buona alternativa sono le cosiddette private insurance, polizze costruite su misura, con costi estremamente più snelli, spesso in titoli diretti o ETF, dove è possibile conferire anche partecipazioni societarie in aziende non quotate. Lo scoglio all’ingresso sono i capitali minimi, spesso richiesti nell’ordine di almeno un milione di euro. Del resto, è proprio su questi capitali che spesso si aprono i più importanti problemi di natura successoria.


Resta invece in moltissimi casi opportuno assicurarsi sui rischi legati alla vita umana, in tal caso è opportuno stipulare prodotti assicurativi a premio che vadano a coprire solo tale rischio, lasciando ad altri strumenti il ruolo di investimento finanziario.


Vantaggi e svantaggi

Vantaggi:

  • Potenziali benefici fiscali;

  • A volte un certo grado di protezione del capitale in caso di decesso;

  • Possibilità di designare beneficiari specifici al di fuori dell’asse ereditario, mantenendo anche una certa riservatezza;

  • Nel caso delle private insurance accesso a una struttura altamente flessibile ed economica.


Svantaggi:

  • Costi di gestione e commissioni spesso elevatissimi;

  • Minore liquidità rispetto ad altri investimenti;

  • Rischio di rendimenti inferiori alle aspettative;

  • Complessità dei prodotti;

  • Struttura interna molto bloccata e standardizzata, spesso con sovraesposizione su singoli emittenti;

  • Capitale minimo richiesto per stipulare una private insurance.


Conclusioni

Le assicurazioni restano uno dei prodotti più presenti nei portafogli Private degli italiani toccando il 61% (fonte: Citywire Italia); resta difficile credere che lo siano solo per l’effettiva utilità delle stesse nella pianificazione quanto piuttosto sulle interessanti marginalità, specie in fase di sottoscrizione, percepite dal venditore della polizza e dal proprio mandante.


Prima di sottoscrivere una polizza, è consigliabile consultare un consulente finanziario indipendente o una SCF come Tokos, per assicurarsi che il prodotto sia in linea con i propri obiettivi e la propria situazione finanziaria, prediligendo prodotti costruiti su misura sugli effettivi obiettivi di vita.



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